sabato 19 settembre 2015

Lettera aperta al direttore del Corriere della Sera..."campagne avvelenate"

di Luigi Mariani
 
 
Zappatori -" la sana agricoltura di una volta"
L’articolo di Fabio Brescacin sulle “campagne avvelenate"
Signor Direttore,

il suo quotidiano ha da tempo sposato una linea avversa all’uso della tecnologia in agricoltura e ciò causa nel sottoscritto un sempre maggiore sconcerto, per comprendere il quale la prego per un attimo di immaginare un Corriere che da domani spieghi agli ingegneri che le auto si costruiscono con la tecnologia del 1880, i ponti con quella del 1830 e gli aerei con legno e tela.
Vi rendete conto che sareste immediatamente presi per mentecatti? Gli è che un’operazione analoga la state da tempo conducendo con riferimento all’agricoltura, allorché i vostri articolisti spiegano che si dovrebbe tornare a produrre con sistemi in uso fino al 18° secolo, prima cioè che chimici, meccanici, genetisti e tanti altri benemeriti ricercatori dai nomi illustri (Lavoisier, de Saussure, Liebig, Lawes, Gilbert, Cantoni e tanti altri) ponessero le basi dell’ agricoltura tecnologica che oggi pratichiamo nei paesi sviluppati e che sta mietendo successi enormi nel garantire sicurezza alimentare e salubrità degli alimenti ad una popolazione mondiale di 7 miliardi di abitanti, tant’è vero che la quota si sottonutriti è scesa all’11% nel 2013, conto il 37% del 1970 ed il 50% del 1945, che le produzioni unitarie (tonnellate di prodotto per ettaro coltivato) sono in continua crescita e che la speranza di vita media a livello globale ha superato i 70 anni.

Questo in generale. Veniamo però ora a commentare l’articolo “IL VERO RINASCIMENTO PARTE DALLA TERRA” a firma di Fabio Brescacin (Corriere della sera del 16 settembre 2015 – pagina 32 - ( qui), articolo che ha veramente superato ogni limite di decenza essendo un concentrato di demagogia, crassa ignoranza e totale assenza di rispetto per l’attività agricola e per gli imprenditori che la conducono.

Perché vede, signor Direttore, quel che sfugge a Fabio Brescacin è il fatto, noto anche ai bimbi delle scuole elementari, che l’agricoltura è un’attività economica fatta da imprenditori che si confrontano costantemente con il mercato, proprio quel mercato che Brescacin propone di superare in nome del “giusto prezzo”, che naturalmente dovrebbe essere lui a stabilire secondo un sistema che immagino susciterà un grande interesse fra gli illustri economisti che scrivono sul suo giornale.

Il fatto che la chimica isterilisca i suoli (concetto messo in giro dall’”agronomo” Carlo Petrini, riaffermato a più riprese dall’ ”agronoma” Giulia Maria Crespi e ora divulgato da Fabio Berscacin) è una bugia grande come una casa e per rendersene conto in modo immediato basta pensare che nessun imprenditore accetterebbe di distruggere la base del proprio lavoro. Inoltre la chimica di sintesi costa, per cui il buon imprenditore ne fa un uso oculato e teso da un lato a nutrire le piante e dall’altro a difenderle dai nemici, siano essi malerbe o parassiti o patogeni, nemici terribili se si pensa che ogni anni il 30% della produzione agricola mondiale viene persa per colpa loro.

Quel che resta al cittadino reduce dalla lettura dell’analisi di Brescacin è una visione cupa in cui gli agricoltori sono dei poco di buono che avvelenano le campagne (e dunque anche il cibo che producono), isteriliscono i suoli, distruggono il paesaggio agrario, usano “concimi, veleni, sementi OGM”, fanno morire di fatica gli operai e inducono la degradazione (c’è proprio scritto “degradazione”…. che vorrà mai dire) degli animali. Tutto ciò costituisce una parodia strampalata dell’agricoltura che esiste solo nella mente di Brescacin e che ritengo indegna di essere divulgata dal maggiore quotidiano italiano.

Ma la cosa più inquietante che resta dalla lettura dello scritto di Brescacin è il sospetto che i cibi che mangiamo siano insalubri e addirittura avvelenati il che, pur essendo falso in virtù del rigoroso sistema di controlli da tempo in vigore in Europa, non può non preoccupare il consumatore, visto che il sospetto viene ribadito perfino nel sottotitolo, in cui si parla apertamente di “campagne avvelenate”.

Vede, signor Direttore, la filiera agricolo-alimentare rappresenta oggi il 15% della PLV nazionale italiana e ad essa cooperano i produttori di mezzi tecnici (trattori, sementi, fitofarmaci, ecc.) , gli agricoltori, gli agromeccanici, i trasformatori, le reti logistiche, ecc. Inoltre da essa dipende il nostro export di prodotti di eccellenza (i vini, i due prosciutti crudi di San Daniele e Parma, il Parmigiano Reggiano, il Grana Padano, ecc.). Siete proprio sicuri che il metro informativo che state utilizzando sul vostro quotidiano sia rispettoso di una tale realtà? Io sono francamente convinto di no e che sia giunto il momento di cambiare metro.

Luigi Mariani
Docente di Storia dell' Agricoltura Università degli Studi di Milano-Disaa,  condirettore del Museo Lombardo di Storia dell'Agricoltura di Sant'Angelo Lodigiano. E' stato anche Docente  di Agrometeorologia e Agronomia nello stesso Ateneo  e Presidente dell’Associazione Italiana di Agrometeorologia.

7 commenti:

  1. Gent.mo Luigi Mariani
    da agricoltore Le dico un immenso grazie per questo Suo articolo.

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  2. Ottimo Luigi prima o poi lo capiranno che ignorano le basi dell'agronomia e da ignoranti di queste materie sia opportuno che lasciassero ad altri scrivere su cosa è l'agricoltura oggi.

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  3. Ancora una volta un'egregia ed opportuna analisi del Prof. Luigi Mariani che cerca di superare la demagogia ed il catastrofismo che sempre più viene cavalcato da certi "profeti di sventura".
    E' davvero un guaio che tale disinformazione la facciano proprio i giornali.

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  4. Finalmente qualcuno che dice le cose come stanno!
    Complimenti

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  5. Ottimo intervento e ben argomentato. Purtroppo non è conforme alla linea editoriale del partito-giornale.

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  6. bisognerebbe ricordare a questo signore le cui braccia non si possono dire rubate all'agricoltura, che può scrivere articoli pardon frescacce sul Corriere grazie a questo modello di agricoltura. Con quello che propone lui, a quest'ora sarebbe a zappare la terra cercando di procurarsi la cena.

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