di Luigi Mariani
Tutti gli anni ci tocca sopportare la fola dell'esaurimento delle risorse, nel senso che i nostri telegiornali e giornali radio nazionali, sempre molto politically correct, ci ammoniscono sul fatto che in un certo giorno dell'anno un certo indice chiamato impronta ecologica umana è andato in negativo e di conseguenza le risorse si sono esaurite e pertanto noi umani staremmo vivendo (da quel giorno in avanti e fino a fine anno) a credito rispetto alle risorse del nostro pianeta.
Quest'anno il giorno fatidico è stato il 13 agosto (lo troviamo su Repubblica e ce l’ha rammentato poco fa’ il GR2 delle 13.30, con tanto di monito a comportarci meglio di quanto non abbiamo fin qui fatto, amen), l'anno prossimo sarà il 10 agosto e così via, fin che arriveremo al 1° gennaio e poi chissà....
Ma cosa succede quando l’indice và in negativo? Esattamente nulla, in quanto l’indice di footprint ecologico dell’uomo, il cui calcolo è eseguito da un istituto a ciò autodeputatosi e presieduto da tale Mathis Wackernagel, si basa principalmente sulle emissioni di CO2, a torto considerato da coloro che hanno creato l'indice come un inquinante tremendo e come tale come il segno inequivocabile dell'impronta deleteria dell'uomo sull'ambiente. Tutto bene se non fosse che l'anidride carbonica, ben lungi dall'essere un inquinante, è il mattone fondamentale della vita sul nostro pianeta, un mattone da cui attraverso la fotosintesi deriva la sostanza organica e dunque la materia vivente, materia vivente che, strafregandosene del fatto che la CO2 sia emessa dall'uomo o da qualche altra fonte, la usa per i suoi scopi e basta. Ed è così che il nostro pianeta rinverdisce ed i deserti arretrano (global greening) e che la produzione agricola sale a ritmi in passato impensabili.
Alla luce di tutto ciò mio domando se, anziché continuare a fustigarci trattenendo il respiro per evitare di emettere CO2, non varrebbe più la pena di iniziare a considerare il surplus di CO2 presente in atmosfera a seguito delle attività umane come una manna piovuta dal cielo e dunque come una risorsa per produrre cibo e beni di consumo tramite le piante coltivate e dunque tramite un’agricoltura che faccia pieno ricorso a genetica e agrotecniche innovative.
Luigi Mariani
Già docente di Agronomia e Agrometeorologia all'Università degli Studi di Milano, è attualmente condirettore del Museo Lombardo di Storia dell'Agricoltura di Sant'Angelo Lodigiano.
Già docente di Agronomia e Agrometeorologia all'Università degli Studi di Milano, è attualmente condirettore del Museo Lombardo di Storia dell'Agricoltura di Sant'Angelo Lodigiano.
Complimenti al già prof. Mariani per l'acuta acrobazia semantica a favore degli OGM. Per carità, nulla di male. Ognuno, e in special modo a casa sua, ha il diritto di esprimere il suo punto di vista. Prof., di sicuro Ella è un eccellente luminare di Agronomia, però dalla lettura del post noto una certa lacuna, sicuramente voluta, nel campo della fisica. In quanto, pensare di metabolizzare il surplus di CO2 che produce la scellerata attività umana sul nostro pianeta, con qualche migliaio di ettari di piante OGM che riescono a sfruttare questo gas, equivale ad avere la presunzione di fermare una pallottola di fucile con dei fogli di cartaigienica, con buona pace e ringraziamenti di chi vende cartaigienica.
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EliminaDr. Mariani, dando per veri (e non vedo il motivo perché non dovrei) i numeri da Lei riportati nella risposta, in riferimento all’assorbimento di CO2, credo non posso, su questo punto di vista, che darle ragione. Ciò che però mi lascia molto perplesso sta nel fatto che parallelamente a questi dati, nessuno di quanti la pensano come Lei gli sento spendere una sola parola sulla deforestazione selvaggia del nostro pianeta; quindi alla mancanza di verde atto a metabolizzare CO2. Ma non fanno altro che reclamare l’uso di OGM come se fossero l’unica panacea per risolvere i bisogni dell’umanità. Le chiedo, non sarà una campagna di interessi?
EliminaIn quanto all’uso di idrocarburi di origine vegetale in sostituzione a quelli fossili, mi trova contrario, poiché a mio avviso, non ci sarebbe un salto tecnologico evolutivo, ma solo si cambierebbe tipo di combustibile e paese da cui dipendere. Meglio sarebbe concentrare la ricerca su fonti rinnovabili quali correnti marine, geo-calore e perché no anche la fusione fredda. Sempre che ci venga permessa o quantomeno non ostacolata la ricerca dalle grandi lobby di potere economico. Mi fa piacere e plaudo la sincerità, quando al punto 3 ammette l’esigenza di impiantare organismi geneticamente modificati per una mera questione concorrenziale. Ma la concorrenza secondo me si genera solo quando si produce lo stesso prodotto. Pertanto tra OGM e NATURALE sarà cura del consumatore scegliere cosa mangiare. E le assicuro che la stragrande maggioranza degli italiani, e non solo, anche con una sostanziale differenza di prezzo, preferisce il naturale, e non perché sono attanagliati tutti da “ancestrali paure”.
Qualche suo collega confonde, forse volontariamente, la manipolazione con la selezione. Ma lei, senza sapere (ad oggi nessuno è in grado di dare spiegazioni esaustive) le conseguenze che avrà nel tempo, darebbe in mano un giocattolo manipolato per giocare ai suoi nipoti, anche se costa la metà di uno simile?????
Per quanto riguarda la “scellerata” attività dell’uomo, non faccia solo riferimento a Paesi come l’Italia( per nostra fortuna) ma guardi in modo globale ed estenda l’analisi anche a quei Paesi da dove provengono quei “disgraziati” che sfidano mare e monti per un po’ di dignità. In quanto la loro fame e disperazione dipende dal nostro “benessere”.
Luigi
RispondiEliminaDa qui ne discende il bisogno di "decrescere, di non riuscire a dar da mangiare a tutta la gente del globo attualmente e quindi si dovrà stabilire chi deve crepare (a chi sarà dato questo potere e perchè proprio a lui?). Di conseguenza i due miliardi e più che sono previsti nel 2050 non dovranno neppure nascere e quindi in marcia per una castrazione generale e ci saranno castratori e castrati...meno male che sono nato nel xx secolo...
Ciccio Castiglia
RispondiEliminaSi vede che sei un po’ digiuno di miglioramento vegetale, di fisiologia vegetale e sei influenzato dall’ideologia imperante che fa di una semplice tecnica un tabù.
Se il riscaldamento climatico è in atto, tralasciamo di chi sia la colpa visto che altri periodi storici più caldi che annoveriamo nella storia non contemplano l’azione antropica, significa che l’agricoltura che da cibo verrà totalmente rivoluzionata e l’unico strumento a nostra disposizione rimane la modifica dei genotipi delle specie agrarie ed il loro adattamento a situazioni pedoclimatiche nuove (anche i terreni non si comporteranno più esattamente come prima). Una modifica da apportare sarà anche una maggiore utilizzazione della CO2, non tanto per abbassarne il contenuto atmosferico, ma per produrre più organicazione e quindi cibo. Saremo obbligati a produrre molto più cibo con piante C4 e meno con le C3 di oggi; al limite trasformando queste ultime in C4 mediante modifiche genetiche in laboratorio.
Ora non crederai che le tecniche di miglioramento genetico fino ad ora usate siano ancora adatte allo scopo vero? Possono ancora certamente farlo ma con tempi non consoni alla velocità del cambiamento climatico e dell’aumento di popolazione. L’unica strada da percorrere è apprendere molto e alla svelta dalla genomica, metabolomica e trascriptomica e servirsi di tutti gli strumenti di biologia molecolare messi e che si metteranno a punto. Alcuni li conosciamo già e sono in continua evoluzione, quali i marcatori molecolari ed il trasferimento biotecnologico dei geni interessati al cambiamento delle piante coltivate di cui sopra (i famigerati, non per me, OGM).
Ebbene mi piacerebbe che il tuo commento e il mio fossero letti da un nostro discendente fra 50 anni, ebbene sono sicuro che la realtà delle cose mi darebbe ragione e classificherebbe il tuo commento a “paura ancestrale”.
Dr. Guidorzi, non voglio risponderle a tono perché rischiamo da commento in commento, uno di annoiare i lettori del blog con le nostre barocche esternazioni e due sono sicuro che daremo solo l'impressione di due galletti che si fronteggiano nell'aia; pertanto nulla di costruttivo. Non escludo categoricamente che lei possa in qualche modo avere ragione; ma ad oggi nessun dato di mia conoscenza mi induce a dargliene. Quindi continuo a sostenere le mie tesi cercando di tenere a bada le "ancestrali paure". Voglio solo dirle che: anche quando riusciste per assurdo a riempire un sacco di grano da una sola spiga, nata e cresciuta da un arido suolo in ambiente alquanto saturo di anidride carbonica, a mio avviso non si risolverebbe il problema della fame nel mondo, ma, storia insegna, aumenterebbero solo gli sprechi e le speculazioni di pochi.
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