sabato 20 giugno 2015

Le parole ufficiali sullo " Status quo" degli OGM nella UE

di Alberto Guidorzi

 

Vytenis Povilas Andriukaitis, il Commissario Europeo per la salute e la sicurezza alimentare, è intervenuto alla riunione straordinaria della Commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare del Parlamento UE indetta per discutere l’ipotizzato nuovo regolamento degli alimenti e dei mangimi GM da dare all’UE. In tale occasione il Commissario UE ha spiegato chiaramente il perché delle decisioni prese fino ad ora dalla Commissione in materia di OGM ed anche le motivazioni delle nuove proposte. Il suo intervento (che trovate qui) merita un’analisi approfondita e, prima di farla, occorre premettere lo stato della legislazione attualmente ancora in vigore: sia sulla semina di una Pianta GM (PGM), sia sull’importazione di una derrata contenente un tratto genetico GM.

1° Caso - autorizzazione alla semina nell’UE


Una varietà di una PGM per essere ammessa alla semina dev’essere iscritta, per essere commercializzata, nel catalogo comunitario alla stessa stregua di tutte le altre sementi convenzionali. Quando l’iter d’iscrizione, volto a controllare che una varietà di specie vegetale sia stabile, omogenea, distinguibile e apportante un miglioramento agronomico, è stato soddisfatto essa diventa seminabile in tutto il territorio dell’UE. In altri termini la legislazione sementiera vigente nell’UE non è più di competenza dei singoli Stati membri. Trattandosi però di PGM, occorre l’analisi preventiva dell’impatto ambientale e salutistico del tratto genetico nuovo. Di questo se ne incarica l’EFSA. Il tratto MON 810, il solo autorizzato alla semina in Italia, è stato quindi valutato a suo tempo dall’EFSA ed ha ricevuto il nullaosta. Pertanto, tutte le varietà di mais che includono questo tratto e che hanno seguito l’iter d’iscrizione al Registro varietale con esito positivo non possono essere bloccate da un paese UE, se non dimostrando la comparsa di effetti non presi in considerazione prima.
In conclusione tutti gli escamotages legislativi inventati, comprese le varie clausole di salvaguardia, dai vari Stati Membri (Italia e Francia in prima fila) per bloccare le semine di varietà di mais con incluso il MON 810 sono, allo stato attuale della legislazione vigente, provvedimenti illegali.
Infatti, quando queste disposizioni nazionali sono state emesse e sono arrivate all’esame della Corte di Giustizia europea, sono state dichiarate ufficialmente contrarie alle direttive comunitarie in materia e quindi non applicabili. Fino ad ora, quindi, si è semplicemente giocato sui tempi e sulle reiterazioni per riuscire comunque a impedire le semine nel periodo dell’anno adatto; in altri termini si è trattato di vere e proprie “mariuolaggini” al fine di procrastinare la decisione da parte di governi impauriti dalla reazione di un’opinione pubblica disinformata. In Italia e in Francia insomma abbiamo “illegalmente legiferato”, con buona pace del diritto.

2° Caso - importazione di derrata con tratto OGM prodotta extra-UE

In questo caso non si richiede l’ammissione alla semina della PGM nell’UE e quindi l’iscrizione al catalogo comunitario delle varietà, ma solo l’importazione della derrata che contiene il tratto modificato. Anche in questo caso il tratto genetico modificato inserito deve essere approvato dalla
Commissione UE se si vuole importare la derrata che lo contiene e l’organismo comunitario ha bisogno del parere preliminare dell’EFSA (l’organismo tecnico-scientifico demandato a studiare il tratto genetico ai fini della sicurezza ambientale e alimentare), che, dopo l’esame del dossier, dà il suo nulla osta o eventualmente lo nega specificandone i motivi. Faccio notare che in questo caso un eventuale rifiuto di approvazione dell’UE deve essere motivato in quanto, se non lo fosse, la questione potrebbe essere portata davanti agli organi competenti Dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC) ove, se ritenuta contraria agli accordi di libera circolazione delle merci, scatterebbero multe salatissime e verrebbe accordato il permesso a operare ritorsioni da parte di altre nazioni.
Ecco nell’uno e nell’altro caso (se escludiamo il caso isolato del MON 810) la Commissione UE delibera l’approvazione o meno del tratto genetico nuovo solo se al suo interno viene raggiunta la maggioranza qualificata degli Stati Membri. Ricordo che si parla di maggioranza qualificata in quanto i voti degli Stati membri non hanno tutti lo stesso “peso”. Ora in questi anni la Commissione UE è stata praticamente bloccata perché questa maggioranza non è stata mai raggiunta ne a favore e neppure contro. In un primo tempo si è tergiversato rimandando la decisione ma di fronte ad una diffida ricevuta da parte dell’OMC e con il pericolo di una decisione di condanna, la Commissione ha assunto in modo diretto la decisione in quanto nella fattispecie è autorizzata a farlo. In sintesi dal 2003 ad oggi la Commissione ha autorizzato d’autorità l’importazione di ben 67 alimenti e mangimi assumendo d’autorità la decisione, appunto per il potere conferitole. Tutto ciò comunque continuava a determinare lungaggini inaccettabili e che in sede OMC, fino ad ora solo informalmente, erano considerate lesive dei trattati firmati dall’UE e un ostacolo non ammesso per la libera circolazione delle merci nel commercio mondiale.
Detto questo passiamo ora ad analizzare quanto ha detto il Commissario UE alla Commissione parlamentare del parlamento europeo e che, con la premessa che si è fatta, si pensa possa essere meglio interpretato in tutta la sua valenza. Subito il Commissario dice che il non decisionismo non è più possibile in quanto “la Commissione è legalmente obbligata ad autorizzare nuovi organismi per l'importazione e la lavorazione, anche se una netta maggioranza degli Stati membri è contrario”. Ha poi affermato che questa “maggioranza netta di numero di Stati” (“maggioranza netta” ma evidentemente non “qualificata”), è stata ferma nel suo “No”: “nonostante il fatto che l'UE è dipendente da colture proteiche importate per nutrire il bestiame.

Come ben sapete, l'UE deve importare 32 milioni di tonnellate di soia ogni anno per nutrire il suo bestiame, la maggior parte della quali è GM. L'Unione europea produce solo 1,4 milioni di tonnellate di soia, che non è chiaramente sufficiente. Pertanto vietare le importazioni GM significa limitare la nostra capacità di produrre cibo, perché c'è molta scarsità di soia non GM sul mercato mondiale e il poco che c'è è molto più costoso. Su questa base il Commissario si sbilancia dicendo “Vorrei invitare tutti a prendere le proprie responsabilità. È giunto il momento di riconoscere che lo status quo non è sostenibile. Questa situazione può dar luogo a molte interpretazioni, crea incertezze giuridiche e, ultimo ma non meno importante, contribuisce a un clima dannoso di sfiducia verso l'Unione europea nel suo complesso e verso le sue istituzioni.” Ecco, qui si deve leggere e comprendere che il Commissario è conscio dei pericoli che incombono sull’UE se si continua con un atteggiamento non serio ed onesto nei confronti di altri che hanno firmato assieme a noi i trattati sul commercio mondiale. Ora l’unica soluzione escogitata, che a mio parere è solo un’altra trovata da azzeccagarbugli, è quella per cui: “agli Stati membri sarebbe data la possibilità di limitare o vietare l'uso di OGM autorizzati in alimenti o mangimi sul loro territorio per motivi impellenti diversi dalla salute e tutela dell'ambiente che sono già valutati dall'EFSA.”

Perché si tratta di decisione da azzeccagarbugli?

Perché vi è ancora da stabilire se la “nazionalizzazione” delle decisioni di ammissione o meno di un tratto OGM non sia un modo per scaricare sui singoli paesi dell’UE la responsabilità di ledere i trattati in sede di Organizzazione Mondiale del Commercio. E’ evidente che l’Italia non potrà dire di essere contraria a tutti gli OGM tout court, ma dovrà farlo caso per caso, in modo motivato e non utilizzando ragioni (salubrità e impatto ambientale) già valutate con esito positivo da l’EFSA e quindi escluse dai fattori di pericolo.
Interroghiamoci poi su cosa significhi la seguente frase usata dal Commissario: “La proposta prevede una base giuridica per gli Stati membri di vietare o non vietare, a seconda delle loro circostanze nazionali particolari”. Torno a ripetere, mi sa tanto un modo burocratico di scaricare la patata bollente! Infatti, subito sotto egli aggiunge: “Gli Stati membri che decidono di vietare gli OGM saranno responsabili con particolare riferimento agli impatti delle loro decisioni sui posti di lavoro, sulla creazione di crescita socio-economica e sulla situazione dei loro agricoltori ed operatori. “Ma non è finita qui; vi è anche un’altra frase sibillina del Commissario circa i divieti nazionali: “Le misure dovrebbero essere basate su motivi impellenti, essere proporzionate e non discriminatorie.”
Da rilevare poi che si parla di “uso”, vocabolo che comporta insidie a non finire. Innanzitutto, ad esempio, in Italia non si potrà impedire la circolazione ed anche la messa in vendita di alimenti e mangimi OGM fabbricati in altro Stato membro, che invece è favorevole all’uso, ma così facendo la nostra industria mangimistica verrà messa fuori mercato in quanto o si crea una filiera proteica nazionale no OGM, e se non lo si è fatto fino ad ora non vedo come ora si possa cambiare, oppure si fabbricheranno mangimi più costosi e quindi carni più costose, il che renderà ancora più caro il Made in Italy. Tutta la filiera ne verrà interessata e pian piano non solo la filiera degli alimenti carnei e derivati, ma anche tutti gli altri alimenti, visto che siamo importatori netti di derrate alimentari. Non si crederà che il cittadino comune, benché contrario nel suo intimo a mangiare cibi con tratti OGM, di fronte a prezzi molto lievitati e non alla portata della sua borsa rinunci a mangiare? Quando poi li avrà mangiati e si accorgerà che i parametri analitici sul suo stato di salute sono esattamente uguali a prima non ci metterà molto tempo ad accorgersi che è stato turlupinato da comportamenti dettati dall’ideologia.
L’ideologia è del tutto evidente quando non è ammesso lo “zero OGM”, ma si parla al massimo di “traccia”. Dove sta il limite della traccia? E’ evidente che la risposta la potrà dare solo l’operatore che si occupa della manipolazione del prodotto, cioè la filiera dirà se al di sotto di questo limite gli sarà possibile operare o meno.
Attenzione che non si nazionalizza la decisione per quanto riguarda l’approvazione dei nuovi tratti OGM, la quale rimane di totale e libere decisione della Commissione UE. I singoli Stati potranno vietarne solo l’uso sul proprio territorio, ma solo dopo che il tratto è approvato e può liberamente circolare. Un’altra considerazione è d’obbligo: è facile prendere decisioni quando si tratta di tratti genetici che in fin dei conti vanno a favore dell’agricoltore e non del consumatore, ma ormai la ricerca si è spostata su tratti genetici sviluppati per favorire il consumatore e quindi le decisioni si fanno sempre più difficili. Si pensi alla frutta che non annerisce, alle patate fritte che non sviluppano acrilamide, alla soia con un contenuto di acido oleico molto aumentato ed a tutti i prodotti più nutraceutici che la scienza potrà proporre. Diremo no anche alle modifiche genetiche che sanano malattie congenite? O si farà un’eccezione per queste perché il politico ha paura della reazione dei cittadini votanti? Da quando ho sentito parlare di “nazionalizzazione” il mio primo commento è stato il seguente: “NE VEDREMO DELLE BELLE”. Il Commissario ha rafforzato il mio pensare!


Per ulteriori informazioni:

Financial Times (7 May 2015), US Accuses EU of Undermining Global Food security(
qui)

Kalaitzandonakes et al, 2015 The potential economic impacts of delayed biotech innovation in soybeans, (
qui)

United Soybean Board, 2015. Global Soybean Stakeholders Monetize Biotech-Approval Delays(
qui)

Alberto Guidorzi
Agronomo. Diplomato all' Istituto Tecnico Agrario di Remedello (BS) e laureto in Scienze Agrarie presso UCSC Piacenza.  Ha lavorato per tre anni presso la nota azienda sementiera francese Florimond Desprez  come aiuto miglioratore genetico di specie agrarie interessanti l'Italia. Successivamente   ne è diventato il rappresentante esclusivo per Italia ; incarico che ha svolto per 40 anni accumulando così conoscenze sia dell'agricoltura francese che italiana.

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