di Luigi Mariani e Gaetano Forni
Lucio Giunio Moderato Columella, nato probabilmente a Cadice da genitori romani nel 4 d.C. e morto intorno al 70 d.C., è il più importante scrittore di agricoltura dell'epoca imperiale romana. Conclusa la sua carriera nell'esercito che l'aveva portato ad essere tribuno in Siria nel 35 d.C., intraprese l'attività agricola. Il suo De re rustica, in dodici volumi, ci è pervenuto completo e costituisce una fonte insostituibile di documentazione sull'agricoltura romana. A Columella viene inoltre attribuito un breve trattato anch'esso pervenutoci e dedicato agli alberi, il De arboribus. Columella era proprietario di aziende agricole in Italia: egli infatti si riferisce specificamente alle tenute ad Ardea, Carseoli ed Alba e inoltre parla più volte della sua esperienza pratica nel settore agricolo. Alla vocazione georgica di Lucio Giunio Moderato potrebbe non essere stato estraneo lo zio Marco Columella, che il nipote definisce "uomo intelligente e contadino eccezionale" e che, aveva condotto esperimenti di selezione in ambito zootecnico incrociando montoni selvatici, importati dall'Africa per i giochi gladiatori, con pecore domestiche.
Durante il medioevo del De re rustica erano conosciuti solo i pochi frammenti citati in un’opera minore, l’Opus agriculturae di Rutilio Emilio Palladio. Un evento chiave fu dunque la riscoperta di una copia carolingia del De re rustica operata da Poggio Bracciolini e dal suo assistente Bartolomeo di Montepulciano a San Gallo durante il concilio di Costanza (1414-1418) (Gaulin, 2007).
Il De re rustica tratta di tutti gli aspetti connessi alla pratica agricola: la scelta del fondo rustico, la scienza di coltivazione delle piante (in particolare vite e olivo) e la cura degli animali. Columella si interessa alle scienze agronomiche in modo approfondito, dedica attenzione a ogni aspetto connesso all'agricoltura, dall'attenta descrizione della biologia delle piante alla valutazione del grado di convenienza delle scelte. Affronta gli argomenti con un taglio del tutto nuovo e originale per il suo tempo, utilizzando un metodo di tipo analitico (Forni e Mancone, 2002; Passeri e Franco, 2008).
L'opera di Columella si rivela importante non solo per spirito pragmatico che la permea ma anche perché l'autore utilizza svariate fonti georgiche oggi andate perdute, fra cui Aulo Cornelio Celso, Magone cartaginese, Gneo Tremellio Scrofa, i Saserna padre e figlio e molte fonti greche.
Il De Re Rustica è dedicato da Columella a Publio Silvino, un agricoltore suo vicino di casa. Nell’introduzione al trattato spiccano queste significative parole: “Io odo spesso gli uomini principali di Roma lagnarsi, chi della sterilità dei campi, chi dell'intemperie dell'aria nociva alle biade da lungo tempo in qua; e finalmente alcuni di loro, volendo addolcire le querele con qualche ragione, mostrarsi di parere che il terreno per l'abbondanza dei passati secoli affaticato e spossato, non possa oggidì somministrare agli uomini gli alimenti con la cortesia de' primi tempi. Quanto a me, Publio Silvino, tengo tutte queste ragioni per lontanissime dalla verità.”… Giova qui ricordare che Columella dedica tutto il suo trattato a dimostrare come si potesse fare agricoltura anche con il clima del suo tempo (si era in una fase calda, l’optimum climatico romano, per molti aspetti simile all’epoca attuale) e che la fertilità dei suoli si poteva non solo conservare ma anche incrementare adottando buone pratiche agronomiche. Ovviamente se consideriamo quanto produce il frumento oggi in Italia (60 quintali per ettaro di media contro gli 8-10 quintali dell’epoca romana) ci rendiamo conto di quanto Columella avesse ragione. Ciò nondimeno non si può trascurare che molti dei nostri concittadini sposerebbero oggi le considerazioni degli “illustri personaggi” avversati da Columella, che sono poi gli immortali campioni del luogo comune e di quel millenarismo che è uno dei tratti più caratteristici della cultura umana, un archetipo con cui tutte le generazioni si sono probabilmente trovate a fare i conti da migliaia di anni a questa parte.
Quello indicato costituisce probabilmente il tratto più moderno del pensiero di Columella, con cui noi uomini del XXI secolo siamo ancor oggi chiamati a fare i conti quando parliamo di fertilità, di sostenibilità dell'attività agricola o di prospettive alimentari globali.
Il fatto che Columella fosse autore coerente e senza peli sulla lingua è altresì attestato dal suo aperto schierarsi contro l'astrologia ed il relativo uso nelle scienze agronomiche. Più in particolare nel libro undicesimo del De re rustica parla delle sciocchezze degli astrologi e cita una sua opera specifica andata perduta, l'Adversos astrogolos.
Ulteriore elemento da sottolineare è il successo che Columella ebbe nell'età moderna, attestato in particolare dal fatto che il suo De re rustica fu testo di agronomia più utilizzato in occidente fino alla rivoluzione verde del 18° secolo che fu centrata sulla rotazione di Norfolk. Tale fortuna si deve anche al fatto, sottolineato ad esempio da Passeri e Franco (2008), che Columella supera il primo grado delle conoscenze agronomiche, quello fenologico, per pervenire ad una definizione del processo produttivo che pone al centro la figura dell'imprenditore agricolo e che è fondata sulla descrizione analitica della tecnica colturale e la sua valutazione monetaria. Più in particolare Columella determina i costi necessari per la conduzione, il valore atteso della produzione ottenuta e i flussi di denaro legati al suo corretto svolgimento, supportando ogni affermazione con dati reali ed esempi applicativi. Da questo punto di vista si deve sottolineare che il pensiero agronomico di Columella contraddice apertamente il luogo comune secondo cui il mondo romano non sarebbe stato innovativo in campo tecnologico (Forni e Mancone, 2002). Dell'innovatività e dell'approccio eminentemente pragmatico e sperimentale adottato da Columella si trova ad esempio traccia nei seguenti passi della sua opera:
Columella, De re
rustica. Originale in lingua latina disponibile in rete al sito (qui)
Forni G., Marcone A.,
2002. Italia Romana, in Storia dell'agricoltura italiana, l'età antica,
Accademia dei Georgofili, Edizioni Polistampa, 445 pp.
Gaulin J., 2007. Trattati
di agronomia e innovazione agricola, in Il Rinascimento Italiano e l’Europa,
volume terzo, produzione e tecniche, a cura di Philippe Braunstein e Luca Molà, Fondazione Cassamarca - Angelo Colla Editore,
Treviso - Costabissara (Vicenza) ISBN 88-89527-19-6 disponibile in rete al sito http://halshs.archives-ouvertes.fr/docs/00/13/98/18/PDF/Agronomia-jlg-Angelo_Colla_Editore.pdf)
Passeri N., Franco S.,
2008. L’analisi degli investimenti nel primo secolo dopo Cristo, Agriregioni
Europa, Anno 4, Numero 13, Giugno 2008
((qui)
Già docente universitario all' Università di Milano. Attualmente è in forze al Centro Studi e Ricerche di Museologia agraria “F.Pisani” Luigi Mariani Già docente di Agronomia e Agrometeorologia all'Università degli Studi di Milano, è attualmente condirettore del Museo Lombardo di Storia dell'Agricoltura di Sant'Angelo Lodigiano. |
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