di LUIGI MARIANI
Salento, Diocesi di Ugento promuove processione per protezione da Xylella. |
Di fronte ad un pericoloso patogeno da quarantena, per il quale le normative internazionali sottoscritte anche dall’Italia indicano la distruzione delle piante come mezzo chiave per evitare la diffusione del contagio, ambientalisti e agricoltori manifestano e si rivolgono alla magistratura per impedire la distruzione delle piante infette mentre fioriscono le teorie complottistiche. La speranza è che la razionalità abbia a prevalere in tempi brevi, anche perché l’epidemia non aspetta i nostri comodi.
L' articolo è uscito in originale su Climatemonitor.
Generalità
Premetto che non sono un fitopatologo per cui il mio scritto si
propone di raccogliere alcuni elementi utili ad interpretare la
strategia posta in atto in questi mesi e le notizie preoccupanti che ci
giungono dalla Puglia.
Xylella fastidiosa (Wells et al., 1987) è un gammaproteobacterio
della famiglia delle Xanthomonadaceae. Inizialmente classificato come
virus fu in seguito riconosciuto come batterio. La sua prima descrizione
risale al 1987 e ad oggi è l’unica specie nota del genere Xylella. Se
il nome generico Xylella può apparire leggiadro, il nome specifico fastidiosa
ci rimanda ad una realtà assai più problematica di cui in Puglia ci
stiamo rendendo conto da alcuni anni con riferimento all’olivo. Per
calare il lettore nella concretezza del tema trattato, inizierò
ricordando che le avversità delle piante coltivate si distinguono in avversità abiotiche (legate ad esempio a valori non ottimali di radiazione, acqua, temperatura e nutrienti) ed avversità biotiche
e cioè derivanti da malerbe (piante infestanti che competono con le
piante coltivate o le parassitizzano), parassiti animali (insetti,
acari, nematodi, molluschi, crostacei, roditori, uccelli, mammiferi,
ecc.) e patogeni (funghi, batteri, virus, fitoplasmi, ecc.). Giova qui
rammentare che i batteri dannosi alle piante appartengono a migliaia di
specie diverse e sono in grado di aggredire una vastissima gamma di
piante spontanee e coltivate, per cui Xylella è in ottima compagnia.
Le avversità biotiche sono da millenni fonte di perdite produttive
rilevanti per le colture come dimostra la tabella 1 (Oerke, 2006) la
quale riassume le perdite percentuali sul prodotto fiale stimate a
livello globale per frumento, mais e cotone su particolari gruppi di
annate. Si tratta di dati di assoluta rilevanza, specie se si parte
dall’idea che una quota sostanziale del reddito dell’agricoltore serve
per ripagare i costi di produzione (sementi, concimi, antiparassitari,
carburanti, lavoro, ecc.), per cui il 20-30% di perdite rischia di
annullare il reddito dell’imprenditore e dunque la sopravvivenza
dell’attività imprenditoriale stessa. E’ per tale ragione che, fin dalla
nascita dell’agricoltura gli agricoltori sono alla ricerca di metodi
efficaci per proteggere i loro raccolti. Nell’antichità la difesa da
malerbe e parassiti animali dipendeva in gran parte dal diserbo manuale
(la monda o scerbatura) o meccanico (con zappa) e dalla raccolta manuale
delle larve di insetti mentre la lotta alle malattie causate da
patogeni microscopici (funghi, batteri, virus, ecc.) era al di fuori
delle possibilità dei nostri progenitori, i quali non potevano far altro
che collocare le colture in zone meno esposte ai patogeni o appellarsi a
divinità protettici. Fra queste ultime ricordiamo Rubigo,
divinità romana protettrice dei frumenti dalle malattie fungine
note come ruggini, per ingraziarsi la quale i romani organizzavano
cerimonie apposite, i Rubigalia, che si tenevano il 25 aprile.
Perdite (%) | |||||
Periodo | Produzione mediaglobale (t/ha) | Malerbe | Parassitianimali(Pests) | Patogeni | Totale |
Frumento | |||||
1964-1965 | 1.3 | 9.8 | 5 | 9.1 | 23.9 |
1988-1990 | 2.4 | 12.3 | 9.3 | 12.4 | 34 |
2001-2003 | 2.7 | 7.7 | 7.9 | 12.6 | 28.2 |
Mais | |||||
1964-1965 | 2.0 | 13 | 12.4 | 9.4 | 34.8 |
1988-1990 | 3.5 | 13.1 | 14.5 | 10.8 | 38.3 |
2001-2003 | 4.4 | 10.5 | 9.6 | 11.2 | 31.2 |
Cotone | |||||
1964-1965 | 1.0 | 4.5 | 11 | 9.1 | 24.6 |
1988-1990 | 1.6 | 11.8 | 15.4 | 10.5 | 37.7 |
2001-2003 | 1.7 | 8.6 | 12.3 | 7.9 | 28.8 |
E’ altresì interessante osservare che alle avversità biotiche sono in genere più esposte piante indebolite da carenze nutrizionali, carenza o eccesso idrico nel suolo o altri stress abiotici (da gelo, vento, ecc.). Pertanto un ottimo mezzo preventivo per combattere le malattie delle piante è costituito dall’adozione di pratiche agronomiche che mantengano la pianta in ottimo stato vegetativo.
Attualmente la difesa dalle avversità si svolge con mezzi fisici (es:
mezzi meccanici, calore, freddo), chimici (i farmaci delle piante o
fitofarmaci) e biologici (nemici naturali del parassita o del
patogeno). A tale riguardo occorre osservare che a tutt’oggi contro i
batteri nocivi ai vegetali è raro disporre di mezzi chimici di lotta
analoghi agli antibatterici o agli antibiotici da tempo adottati per
combattere le malattie umane di origine batterica. Da ciò deriva che la
lotta alle avversità batteriche si svolge nella gran parte dei casi
impedendo che la malattia si diffonda da una pianta all’altra, il che si
ottiene ad esempio impedendo il commercio di materiali vegetali infetti
o disinfettando gli strumenti di potatura o ancora combattendo i
vettori e cioè gli esseri viventi che trasferiscono il batterio da una
pianta all’altra e che il più delle volte sono insetti (cicaline, afidi,
ecc.).
Qualora poi, come nel caso di Xylella fastidiosa, il
batterio patogeno rientri nella lista di peggiori organismi nocivi di
quarantena dell’Unione Europea indicati dall’allegato 1, parte A della
direttiva 2000/29/CE, la direttiva stessa all’articolo 16 stabilisce che
“Ciascuno Stato membro notifica immediatamente per iscritto
alla Commissione ed agli altri Stati membri la presenza nel suo
territorio di organismi nocivi di cui all’allegato I, parte A… Esso
adotta tutte le misure necessarie per l’eradicazione o, ove non sia
possibile, il contenimento degli organismi nocivi in questione.”
Eradicare implica isolare l’area infetta con un cordone fitosanitario
che impedisca l’espansione della malattia e lì intervenire distruggendo
le piante malate in modo che non infettino altri vegetali, impedendo la
diffusione verso l’esterno di materiale vegetale contaminato e
combattendo i vettori. In tal senso per i vegetali ci si comporta in un
modo per molti versi analogo a quanto si fa per le malattie umane
difficilmente controllabili (ebola, peste, vaiolo, scarlattina,
meningite, ecc.) e cioè adottando rigorose norme di quarantena, le quali
nel caso delle malattie umane hanno storicamente origine dalle norme di
quarantena marittima
per la prima volta applicate nel XV secolo da parte della repubblica
veneta per le navi sulle quali fosse in corso un’epidemia e che
chiedevano di attraccare e di sbarcare le merci e l’equipaggio.
Xylella
- Nelle piante ospiti Xylella si moltiplica nei vasi xilematici (quelli che trasportano la linfa grezza) ostruendoli e portando dunque ad un insufficiente afflusso di linfa grezza che si traduce nel disseccamento degli apici fogliari e/o di parti più o meno grandi della chioma, fino alla morte dell’intera pianta.
- Il contagio di nuovi ospiti avviene ad opera di insetti con apparato boccale pungente – succhiante, i quali nutrendosi della linfa grezza di piante infette diventano vettori inconsapevoli del batterio.
- Il trasporto a lunghe distanze è dovuto all’uomo ed ha luogo ad es. attraverso il commercio di materiale vivaistico o di piante ornamentali.
- Gli ospiti del patogeno sono parecchi e comprendono specie erbacee ed arboree.
- Xylella è un microrganismo termofilo la cui moltiplicazione ha un optimum fra 25 e 32°C, intervallo questo che è ritenuto i più idoneo perché si inneschi un’epidemia. Al contrario temperature inferiori a 12/17°C sarebbero dannose per i batteri insediati nelle piante ospiti, il che spiegherebbe il fatto che il batterio sia diffuso soprattutto in ambiti tropicali e subtropicali, pur non mancando segnalazioni in Canada (Stato dell’Ontario).
Per eventuali approfondimenti rimando gli interessati alla
pubblicazione del servizio fitosanitario della regione Toscana dal
titolo Xylella fastidiosa – agente del complesso del disseccamento
rapido dell’olio (CoDiRo). Tale pubblicazione è reperibile qui e
mi pare pregevole perché in modo conciso ma rigoroso passa in rassegna
la sintomatologia della malattia, la biologia del batterio, i mezzi di
lotta e di controllo, le pratiche colturali ed il rischio fitosanitario.
Quali conseguenze
Alla luce di quanto sopra è da leggere la strategia di lotta adottata
in Puglia a fronte dell’epidemia su Olivo e che è portata avanti da
Giuseppe Maria Siletti, commissario straordinario per l’emergenza Xylella fastidiosa.
La strategia è a grandi linee descritta nell’intervista al professor
Paolo Martelli dell’Università di Bari e pubblicata sul blog “Contro
l’Italia dei No” al sito (qui). In tale intervista si evidenzia fra l’altro che allo stato attuale delle conoscenze è possibile dire che:
- Xylella è il principale agente della moria degli olivi in atto in Puglia e gli eventuali patogeni fungini, quando presenti (ed è raro trovarli negli impianti più giovani) sono in grado solo di aggravare gli effetti dell’infezione da Xylella.
- La moria è comparsa vicino Gallipoli, presumibilmente tra il 2008 ed il 2010.
- Il lepidottero parassita del legno Zeuzera pyrina (la cui presenza è stata in più occasioni segnalata su piante infettate da Xylella) non pare implicato nella moria.
- Non si hanno al momento a disposizione rimedi curativi efficaci. Ciò significa che, anche se non estirpati, gli olivi infetti sono destinati a morire e prima di farlo sono in grado di infettare molte altre piante.
- In occasione di un’epidemia di Xylella su agrumi in Brasile sono stati sperimentati trattamenti con NAC (N-Acetilcisteina) che favorisce il parziale ripristino del flusso linfatico interrotto dai batteri. Non è detto tuttavia che il rimedio funzioni su olivo (occorre prima una adeguata sperimentazione) ed in ogni caso le piante trattate rimangono malate e dunque in grado di infettare altre piante.
- Xylella rientra fra i patogeni da quarantena e come tale le normative internazionali prevedono che vada eradicata, il che si ottiene da un lato eliminando tutte le fonti di inoculo, olivo incluso, e dall’altro eliminando gli insetti vettori.
- Nel caso della moria in atto in Puglia il principale insetto vettore è la sputacchina (Philaenus spumarius) che si combatte sia arando il terreno per eliminare le piante erbacee che la ospitano si intervenendo con insetticidi.
Il professor Martelli sottolinea anche che complotti internazionali
orditi da multinazionali e bio terrorismo sono favole e fandonie, così
come è una fandonia che il batterio sia potuto sfuggire dai laboratori
dell’Istituto Agronomico Mediterraneo di Valenzano (Bari) che nel 2010
aveva organizzato un corso di aggiornamento sulla Xylella.
Sempre dall’intervista al professor Martelli emerge che nella
questione si è già registrato l’intervento della magistratura ordinaria
come conseguenza della denuncia avanzata da un gruppo di “ambientalisti”
mentre la magistratura amministrativa è intervenuta a seguito
dell’esposto di un proprietario che non ha gradito che i suoi olivi
infetti fossero abbattuti.
Una domanda tutt’altro che banale riguarda cosa mettere al posto
degli olivi abbattuti. Da questo punto di vista sarebbe fondamentale
poter disporre di varietà d’olivo resistenti a Xylella e su questo punto
sarebbe strategico porre in campo le più avanzate tecnologie di
ingegneria genetica. Da questo punto di vista mi ha colpito la risposta
del professor Martelli il quale alla domanda dell’intervistatore “Gestire
l’emergenza è una cosa ma per un intervento preventivo le tecniche
transgeniche potrebbero essere di aiuto (a prescindere dal fatto che in
Italia sono vietate)?” ha riposto come segue “Meglio
dimenticare le piante GM. A parte la perdurante ostilità dei Paesi
comunitari (piccole eccezioni, Spagna, Portogallo, Romania, Republica
Ceca e Slovacchia) si è ancora molto lontani da questo approccio.
Tentativi sono in corso negli USA per trasformare piante di vite con una
molecola segnale che, semplificando, blocca la moltiplicazione di
Xylella.” Una risposta realistica, piena di prudenza e che ci dà la
misura del problema in cui si trovano a operare coloro che fanno
ricerca in un paese da troppi anni ostaggio della demagogia
ambientalistica.
Segnalo infine che L’European Food Safety Autoriry (EFSA) ha
analizzato il problema dell’eradicazione di Xylella in un suo
recentissimo report reperibile qui:
http://www.efsa.europa.eu/it/efsajournal/doc/3989.pdf. Da tale lavoro
emerge tutta la difficoltà di eradicare Xylella fastidiosa una
volta che questa si sia insediata stabilmente in un territorio. Solo
eradicazioni molto precoci e condotte con grande sistematicità possono
risultare efficaci. L’eradicazione deve peraltro coinvolgere tutte le
piante infette di olivi e gli altri ospiti spontanei (es. oleandri) ed
essere rivolta non solo alle piante che presentano sintomi ma anche a
quelle che pur non manifestando sintomi risultano infette (infezioni
asintomatiche da evidenziare con appositi test).
Nel report di EFSA si ricorda che Myers et al. (1998, 2000) elencano
una serie di condizioni favorevoli al successo dell’eradicazione e cioè:
(1) la diagnosi precoce e la rapida apertura di un programma di
eradicazione; (2) la specificità di ospite o habitat (3) disponibilità
di tecniche efficaci e poco costose per il monitoraggio delle
popolazioni; (4) disponibilità di potenti metodi di soppressione; (5)
disponibilità di risorse sufficienti per finanziare il programma fino
alla sua conclusione; (6) determinazione delle autorità a prendere tutte
le misure necessarie (7) biologia dell’organismo bersaglio che lo
rendono sensibile
alle procedure di controllo; e (8) prevenzione di eventuali re-invasioni. EFSA segnala che non tutte le condizioni elencate sono purtroppo soddisfatte nel caso della Puglia per cui la “gara” con il patogeno si prospetta purtroppo in salita.
alle procedure di controllo; e (8) prevenzione di eventuali re-invasioni. EFSA segnala che non tutte le condizioni elencate sono purtroppo soddisfatte nel caso della Puglia per cui la “gara” con il patogeno si prospetta purtroppo in salita.
Conclusioni
Utilizzando un paragone medico, se hai una malattia grave ti rivolgi
al miglior medico che ti puoi permettere e, se del caso, chiedi un
consulto. Mai e poi mai ti affideresti a non professionisti, ciarlatani o
imbonitori. Allo stesso modo, a fronte di un’epidemia gravissima,
razionalità vorrebbe che ci si affidasse ai migliori fitopatologi sulla
piazza e che la loro attività non subisse interferenze. Se chi opera non
ci convince si chieda un consulto, si coinvolga EFSA ad esempio. E’
essenziale che non ci si limiti ad affrontare il problema con le armi
della dialettica politica o delle denunce alla magistratura. Ciò in
quanto la malattia viaggia rapidamente e non aspetta certo i tempi di
una campagna elettorale o quelli interminabili dei nostri processi.
Bibliografia
- EFSA, Panel on Plant Health (PLH), 2015. Scientific Opinion on the risk to plant health posed by Xylella fastidiosa in the EU territory, with the identification and evaluation of risk reduction options, European Food Safety Authority (EFSA), Parma, Italy, EFSA Journal 2015;13(1):3989 – URL: (qui) (sito visitato il 17 aprile 2015);
- Giannozzi G., Ricciolini M., Rizzo D., Musetti N., Surico G., 2015. Xylella fastidiosa – agente del complesso del disseccamento rapido dell’olio (CoDiRo), Regione Toscana, Servizio Fitosanitario Regionale, 12 pp – URL: (qui) (sito visitato il 17 aprile 2015);
- Intervista al prof. Paolo Martelli raccolta dal blog “Conto l’Italia dei no” – URL (qui) (sito visitato il 17 aprile 2015);
- Oerke E.C., 2006. Crop losses to pests, Journal of Agricultural Science (2006), Cambridge University Press , 144, 31–43.
- Quarantena, voce dell’Enciclopedia Treccani URL: (qui) (sito visitato il 17 aprile 2015).
Agronomo libero professionista, condirettore del Museo Lombardo di Storia dell’Agricoltura e vicepresidente della Società Agraria di Lombardia. Presso la Facoltà di Agraria di Milano insegna Storia dell’Agricoltura dopo essere stato docente a contratto di Agrometeorologia e Agronomia generale.