di Angelo Troi
Confesso che ho qualche perplessità sulle previsioni a lungo termine; persino il meteo, pieno di modelli
matematici e di elaboratori statistici, quando azzarda previsioni oltre
le due settimane ha la stessa significatività statistica di aruspici e
vaticini. Figuriamoci se riusciamo a vedere il futuro in una società in
tumultuoso e contraddittorio cambiamento (chi ha letto Michele Serra su L'Espresso
n.10/2015 avrà avuto qualche dubbio su Dudù ed il suo proprietario,
animalista in Italia e cacciatore di orsi in Russia!!). Tuttavia è
innegabile che il veterinario si occupa di animali, possibilmente da
gestire e curare con un minimo di ritorno economico, perché è abbastanza
improbabile prevedere che trentamila e più colleghi possano, nei
prossimi decenni, librarsi nei cieli in aeroplano come il mitico
veterinario terapeuta dei canguri (dei telefilm).
Sempre che si capisca ancora chi è "veterinario", perché tra la laurea (dr. in medicina veterinaria), e le condizioni per esercitare la professione (medico veterinario), una differenza netta non è mai stata sancita ed ai cittadini/utenti non è dato nemmeno percepire che esista. Tra un rapporto nomisma e l'altro -commissionati forse per indicarci profeticamente LA VIA- siamo riusciti a scaricare l'immagine del buiatra dell'Amaro, sprezzanti e ansiosi di prendere le distanze da odori e sapori che poco si confacevano a camice lindo e sale "sterili" delle moderne strutture. Risultato: il veterinario non è più quello dell'Amaro M., ma non abbiamo i soldi per spiegare a qualche medico e politico che le sale chirurgiche sterili non esistono quasi nemmeno in umana (al massimo avremo procedure di sterilizzazione), e che un animale sterilizzato significa “castrato” e non messo in autoclave.
Sempre che si capisca ancora chi è "veterinario", perché tra la laurea (dr. in medicina veterinaria), e le condizioni per esercitare la professione (medico veterinario), una differenza netta non è mai stata sancita ed ai cittadini/utenti non è dato nemmeno percepire che esista. Tra un rapporto nomisma e l'altro -commissionati forse per indicarci profeticamente LA VIA- siamo riusciti a scaricare l'immagine del buiatra dell'Amaro, sprezzanti e ansiosi di prendere le distanze da odori e sapori che poco si confacevano a camice lindo e sale "sterili" delle moderne strutture. Risultato: il veterinario non è più quello dell'Amaro M., ma non abbiamo i soldi per spiegare a qualche medico e politico che le sale chirurgiche sterili non esistono quasi nemmeno in umana (al massimo avremo procedure di sterilizzazione), e che un animale sterilizzato significa “castrato” e non messo in autoclave.
I posti di lavoro? Eravamo riusciti ad
avere dei veterinari che si occupassero del welfare animale nei
laboratori di ricerca, ma oggi seguiamo l'onda che li vuole chiudere.
Oppure, democraticamente, teniamo una società scientifica che si occupa
di animali da laboratorio sotto la stessa sigla che faceva spot
pubblicitari con chi li vuole morti (i suddetti veterinari, non gli
animali da laboratorio). Ci indigniamo per l'Orso Daniza (contro il
veterinario “peccatore”) senza capire di essere strumentalizzati da
sostenitori della chiusura di circhi, zoo e allevamenti, posti di lavoro
certi per molti veterinari preparati che si occupano di esotici.
Troveranno tutti lavoro a tele-anestetizzare orsi? Ce lo auguriamo.
Combattiamo per i veterinari aziendali,
ma non ci accorgiamo della crociata contro gli allevamenti. Forse
seguiremo anche lì le sorti di chi si occupava di garantire la salute
degli animali da laboratorio.
L'Animale da Compagnia resta il nostro grande bacino d'utenza. In nome del politically-correct in quel settore siamo pronti a sacrificare tutti gli altri, magari lasciando andare nel tritacarne anche i pubblici, sempre più denunciati ed incriminati. Peccato che poi ci chiedano di esercitare pro-bono, mentre tutto quanto ha attinenza con l'economia del settore è in odore di inquisizione. Complicazioni
e regole, insieme al proliferare di contenziosi, stanno rendendo
impossibile l'esistenza ai coraggiosi proprietari di animali superstiti;
molti giurano di non volerne più. Intanto i segnali macro-economici non
indicano tendenze tanto rosee, la curva di crescita degli animali
domestici si arresta e giganti dell'economia virtuale, come il sito pets.com,
che illusero molti nel mercato esplosivo degli animali da compagnia, è
stato un flop clamoroso, risultando campione negativo del Nasdaq.
Vogliamo
lavoro per i veterinari? Non lo avremo se spariranno gli animali e le
economie connesse; cerchiamo di farcene una ragione. Pensiamo
alle conseguenze di come ci schieriamo ed isoliamo chi sostiene
posizioni irrazionali ed anti-veterinarie, siano essi pubblici o
privati. Il Sindacato difende l'occupazione ed il reddito, cercando la
coerenza. Cosa impossibile per chi finge di unire tutte le sigle e le
posizioni, ma in realtà porta avanti solo quelle che recano maggior
vantaggio alla "regia" (nemmeno tanto occulta). Gli animaletti di pezza si fanno curare dalle barbie veterinarie.
Angelo Troi
E' responsabile del sito http://www.sivelp.it/
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