di Luigi Mariani
Leggo sul Corriere della Sera il
resoconto che Paolo Foschini fa dell’incontro svoltosi all’Hangar
Bicocca sabato 7 febbraio
(qui).
L'incontro è stato abbondantemente “coperto” dai
media in virtù della presenza di molte autorità (il presidente del
Consiglio Matteo Renzi e poi Stefania Giannini, Dario Franceschini,
Andrea Orlando, Gian Luca Galletti, Lapo Pistelli, Maurizio Lupi,
Maurizio Martina, Federica Guidi e Maria Elena Boschi ).
A mio avviso la notizia principale che viene
dal fronte delle autorità è l'emersione di un'anima movimentista
incarnata da Lula da Silva (presente in video) che se n'è uscito con
un “Possiamo mettere un punto finale
alla fame in Africa e nel mondo. Ne sono convinto compagno Martina e
compagno Renzi”), da Papa Francesco
(anche lui in video) il quale ci ha ricordato il ruolo della
provvidenza divina con la sua celeberrima frase “Gli
uomini perdonano a volte. La terra non perdona mai”
e da Carlo Petrini che ci ha finalmente additato il nemico da
sconfiggere e cioè “il libero mercato
che mette in ginocchio milioni di contadini”.
Parole alte, parole sacrosante e che tuttavia paiono mancare di
senso della realtà poiché mostrano di ignorare totalmente la
riduzione della percentuale di sottonutriti, scesa dal 37% del 1970
all'11% degli abitanti del pianeta nel 2013, un risultato che è
frutto dell'exploit produttivo delle grandi colture (mais, frumento,
riso, soia), quelle che nutrono il mondo. Un exploit che è stato
reso possibile dall'innovazione tecnologica favorita dal regime di
libero mercato che ha superato le situazioni di penuria proprie dei
regimi del socialismo reale. E qui vale a mio avviso la pena di
ricordare che in una prospettiva riformistica i mercati non sono il
nemico da sconfiggere ma una risorsa da regolare. E da regolare è
pure l'attività delle multinazionali, sia evitando dannose
situazioni di monopolio sia investendo in ricerca pubblica nei
settori delle agrotecniche e della genetica agraria (ricerca pubblica
che è l'unica vera forma di controllo democratico rispetto alla
ricerca privata condotta dalle Multinazionali stesse). Ricordo infine
che un conto è produrre cibo (e questo gli agricoltori lo stanno
facendo bene come non mai) ed un conto è invece riuscire a rifornire
le aree soggette ad instabilità politica permanente, aree che negli
ultimi decenni sono pericolosamente aumentate in virtù di scelte
politiche quantomeno discutibili cui non è stata certo estranea
l'Italia stessa (si pensi ad esempio ai casi della Somalia, della
Libia e della Siria).
Ma veniamo al vero obiettivo della giornata che
era quello di scrivere un testo che un giorno impegni i Paesi
dell’Onu a fare davvero la lotta alla fame, a mettere fine davvero
agli sprechi, a fare davvero qualcosa di giusto. Secondo l'elenco
fornito da RAI
(qui),
l'incontro ha coinvolto 552 persone organizzate in 42 tavoli. Questa
operazione si presta a mio avviso a considerazioni di metodo e di
merito.
Circa il metodo mi trovo totalmente d'accordo
con Paolo Foschini quando scrive che “è
già uno stress scrivere un regolamento di condominio in dieci,
figurarsi mettersi seduti in cinquecento (più altri duecento
invitati in piedi), dentro un capannone grande come San Pietro e
anche piuttosto buio, dominato dalle torri tremende di Anselm Kiefer
a ricordarci quanto siam bravi a distruggere il mondo, ma con sotto
una fila di cassette di frutta che a fine giornata ne resterà la
metà e a far da atmosfera una musica che va da Bob Dylan agli U2, e
finalmente la distesa di quei 42 tavoli più un gran palco e una
platea di sedie laggiù in fondo, una immagine che a prima botta fa
un po’ megamatrimonio e un po’ concorso per parastatali, e una
folla che ti hanno detto essere di «esperti» e lì per lì ti
chiedi che c’entrano un calciatore e la Coldiretti, la guerra di
Umberto Veronesi al cancro e di Raffaele Cantone alla corruzione, e
tutto questo, almeno nelle intenzioni, non per fare il solito
convegno che alla fine arrivederci e grazie ma con l’ambizione di
scrivere (o almeno decidere come scrivere) addirittura con testo che
un giorno impegni i Paesi dell’Onu a fare davvero la lotta alla
fame, a mettere fine davvero agli sprechi, a fare davvero qualcosa di
giusto. “
Circa il merito enuncerò una visione fin che si
vuole banale, ricordando che al cuore delle filiera agro-alimentare
(quella che per intenderci rifornisce ogni giorno il mondo di cibo e
di beni di consumo) sta la produzione che si realizza in pieno campo
e che coinvolge quel meraviglioso fenomeno chimico alimentato dalla
radiazione solare e che si chiama fotosintesi. Attorno a questo cuore
si dipanano poi le filiere a monte del campo (produzione e
commercializzazione dei macchinari e dei mezzi tecnici) e le filiere
a valle (stoccaggio, agro-industria, commercio all'ingrosso ed al
dettaglio). Rispetto ad un tale sistema sussistono alcune ineludibili
priorità, che sono evidenti a chiunque si trovi ad operare in esso e
fra cui ricordo:
1. La necessità di promuovere l’innovazione
tecnologica nel campo delle agrotecniche e della genetica delle
colture agrarie (OGM inclusi)
2. La necessità di promuovere l’innovazione
tecnologica nel settore zootecnico
3. La necessità di promuovere a livello globale la
diffusione dell’agricoltura tecnologicamente evoluta
4. La necessità di valorizzare le industrie della
filiera a monte (industria sementiera, dei mezzi meccanici, dei
fitofarmaci, dei concimi, ecc.,)
5. La necessità di finanziare adeguatamente la
ricerca pubblica legata all’innovazione tecnologica nei settori
delle filiere agro-alimentari
6. La necessità di utilizzare al meglio
l’agricoltura per il suo scopo fondante che è da sempre quello di
gestire il ciclo del carbonio e dunque anche di regolare i livelli
atmosferici di CO2
7. La necessità di tutelare i suoli agricoli
dall’urbanizzazione o dall’erosione o ancora dall’espansione
del bosco
8. La necessità di favorire una politica globale di
gestione delle risorse idriche favorevole alla produzione agricola
9. La necessità di promuovere strutture aziendali e
reti territoriali di dimensioni compatibili con l’agricoltura di
mercato ed adeguate a garantire la compatibilità economica ed
ambientale dell’agricoltura.
10. La necessità di promuovere l’innovazione
tecnologica nei settori della trasformazione, conservazione e
commercializzazione dei prodotti agro-alimentari fino al consumatore
finale.
E a questo punto sfido tutti voi a fare il giochino
di associare ad ognuna delle priorità suddette uno dei 42 tavoli
che trovate nella tabella sottostante. Ciò detto direi che valga
ancora una volta la pena (e d'altronde non possiamo ormai fare altro)
di concedere il beneficio d'inventario all'expo delle idee e di
attendere con fiducia il “documento di Milano”, quello che
additerà al mondo il modo per
risolvere una volta per tutte il problema dell'insicurezza alimentare. E così sia.
risolvere una volta per tutte il problema dell'insicurezza alimentare. E così sia.
Elenco dei 42 tavoli in cui si è articolato il dibattito de “le idee per expo”
Tavolo 1: Il Mondo che ha fame: vecchi e nuovi poveri e diritto al cibo
Tavolo 1: Il Mondo che ha fame: vecchi e nuovi poveri e diritto al cibo
Tavolo 2: Fino all’ultima goccia d’acqua
Tavolo 3: La Nostra Madre Terra
Tavolo 4: Sviluppo Sostenibile: modelli a confronto
Tavolo 5: Una casa per la società civile: Cascina
Triulza
Tavolo 6: Ricettività e Turismo: obiettivo 20
milioni di visitatori
Tavolo 7: Un’occasione unica per lavoro e imprese
Tavolo 8: Quota 50 miliardi: l’export
dell’agroalimentare italiano
Tavolo 9: La lotta alla contraffazione
Tavolo 10: Agromafie
Tavolo 11: La sfida delle indicazioni geografiche
Tavolo 12: Expo 2015: la cultura come seme per l’età
della conoscenza
Tavolo 13: Patrimonio Unesco: dalla Dieta
Mediterranea agli stili di vita
Tavolo 14: Educazione alimentare: un investimento per
il futuro
Tavolo 15: Vietato sprecare
Tavolo 16: Aggiungi un posto a tavola: la
ristorazione di domani
Tavolo 17: WE – Women for Expo
Tavolo 18: Il cibo dello spirito
Tavolo 19: Cibo, sport e benessere
Tavolo 20: Un incrocio di culture: le comunità
straniere ad Expo 2015
Tavolo 21: Il Padiglione Italia: il Paese in vetrina
Tavolo 22: I Paesi partecipanti: un’agenda
internazionale
Tavolo 23: I Cluster: un modello innovativo
Tavolo 24: La Cooperazione Internazionale allo
Sviluppo
Tavolo 25: La biodiversità salverà il mondo
Tavolo 26: Mondo obeso e malnutrito: salute, malattie
e disturbi alimentari
Tavolo 27: Sai cosa mangi? La sicurezza alimentare
Tavolo 28: Mare Magnum
Tavolo 29: La ricerca in campo agroalimentare
Tavolo 30: AgriLAB: Innovazione in agricoltura
Tavolo 31: La logistica del cibo
Tavolo 32: Milano, la città che ospita l’Expo
Tavolo 33: Regione Lombardia, terra dell’Expo
Tavolo 34: I Territori in Expo
Tavolo 35: La città nella città
Tavolo 36: Expo: una smart city che guarda al futuro
Tavolo 37: Per un’esposizione universale
sostenibile
Tavolo 38: Open Expo
Tavolo 39: Legalità: un valore non negoziabile. Un
best practise per il futuro
Tavolo 40: Post Expo: che fare?
Tavolo 41: 1 novembre 2015: l’eredità politica di
Expo 2015
Tavolo 42: Guerra alla povertà
La carta di expo 2015? E' già scritta! I 42 tavoli: puro folklore.
RispondiEliminaRido al pensiero di quello che potrà succedere nei prossimi mesi. Non si può trascurare la perspicacia della gente, a prescindere da i diversi punti di vista individuali. A nessuno piacciono le manipolazioni, se ci dovessero essere, come giustamente qualcuno pensa.
RispondiEliminaMa stanno scherzando? Dove sono finite le persone serie in Italia? Ci siamo così assuefatti alla deriva nella quale stiamo vivendo che non ci accorgiamo neanche del ridicolo? Forse hanno ragione loro: ciò che ci meritiamo è la biodinamica con le sue forze astrali! Insomma speriamo che ci salvino le stelle!
RispondiElimina