di Amedeo Alpi
Non c’è ragione per la
quale gli scienziati della genetica vegetale debbano assistere
impotenti ai divieti ai quali la loro attività di ricerca sulla
modificazione genetica delle piante viene sottoposta. Troppo tempo
hanno in silenzio subìto ed è ora che la loro voce sia ascoltata.
Il prof. Rugini accanto alle sue PGM messe al " ROGO" |
Una normativa dell’Unione
Europea lascia la scelta agli stati membri di regolare la materia
della coltivazione di piante geneticamente modificate nel loro
territorio. In Italia il Consiglio di Stato coglie l’occasione per
ogni divieto in materia: proibito ricercare, proibito produrre. Tutto
questo ora, in queste settimane, mentre da vent’anni le piante
transgeniche sono coltivate su scala mondiale in maniera crescente:
poco meno di 200 milioni di ettari, ben oltre il 10% delle superfici
coltivate del pianeta, vengono ormai destinati annualmente a Piante
Geneticamente Modificate, PGM. E questo mentre noi stessi ci
nutriamo con derivati da piante GM o di animali che si sono nutriti a
loro volta di piante e mangimi GM. Slogan come “accettazione del
principio di precauzione” vengono portati a premessa di distruzione
delle piante nei campi nei quali si sperimenta (è recente l’abbattimento di piante transgeniche presso l’Università della Tuscia). Questo mentre in tutto il mondo specie più resistenti ai
parassiti, meno bisognose d’acqua aprono una concreta possibilità
agli affamati e ai denutriti del pianeta.
Ma se noi ricercatori
insistiamo nella convinzione che si debba mettere al centro delle
nostre riflessioni la coltivazione delle piante e non la ricerca, ciò
si basa sulla constatazione che, una volta ottenuto, ma siamo ben
lontani, il riconoscimento della libertà di ricerca, sarà durissimo
il percorso per l'approvazione delle piante GM in agricoltura. Non
possiamo limitarci a chiedere per l'Italia il rispetto per il ruolo
della scienza su di un argomento che ha già avuto, nel mondo, un
enorme impatto applicativo.
Da ricercatori vogliamo
ricordare che da sempre la natura viene studiata per conoscerne le
regole ed utilizzarle per il progresso dell’umanità. Le modifiche
basate sul trasferimento dei geni sono all’interno di questo
continuo processo.
Partiamo dal confutare
alcuni argomenti usati dagli oppositori delle PGM.
Primo argomento:
l’asservimento alle multinazionali.
Le piante GM oggi
coltivate nel mondo si propagano per seme ed i semi GM sono stati
ottenuti da alcune multinazionali. E' ovvio che la forte opposizione
alle "multinazionali" in quanto detentrici dei diritti
delle varietà coltivate, in virtù dei quali si fanno pagare prezzi
elevati agli agricoltori che vogliono coltivarle, denuncia un
atteggiamento contrario alle innovazioni. Non si accetta che vi sia
un ruolo "terzo" da parte di chi si specializza nella
produzione del materiale di partenza (semi, tuberi, bulbi, etc.) ma
anzi, rispolverando Lysenko, si ritiene il coltivatore l'unico
soggetto accreditato alla proprietà totale della specie che alleva.
Questa battaglia che, apparentemente, è a favore dell'agricoltore,
può essere fatta in altra maniera, più consona ad un mondo che deve
alimentare oltre 7 miliardi di persone. L'obiettivo è di salvare
l'innovazione in agricoltura che richiede mezzi finanziari, tecnici e
umani di notevole dimensione. D’altra parte l’opposizione alle
multinazionali si fa scendendo su di un piano competitivo mettendo a
punto tecnologie nuove come stanno facendo Cina e Brasile.
Un secondo argomento degli
oppositori è costituito dal principio di precauzione. Applicato al
settore degli OGM nulla ha a che vedere con la ricerca scientifica in
questo ambito; tale principio è estraneo anche alla coltivazione
delle PGM visto che si fa ormai da poco meno di un ventennio senza
che nessuna di esse abbia causato problemi quantitativamente e
qualitativamente diversi da quelli generati dalle comuni varietà
ottenute con metodiche genetiche tradizionali.
Il terzo argomento portato
dagli oppositori vede la scienza assurdamente chiamata al banco degli
accusati. Sarebbe essa falsamente neutrale nello scontro fra opposte
opinioni. La scienza sarebbe non solo alleata alle multinazionali e
nemica del cibo, ma sarebbe responsabile della “profanazione della
sacralità” del cibo stesso. Occorre tuttavia avere la precisa
consapevolezza che il centro dello scontro tra le opposte opinioni,
non è la scienza, ma esso è rappresentato appunto dalla sua
"sacralità" profanata da vari "stregoni". Ma la
biotecnologia può essere invece di grande utilità. Un solo esempio:
in questi giorni è stato pubblicato un lavoro, su Plant and Cell
Physiology da parte di un gruppo dell'Università di Lund,
concernente l'individuazione nella barbabietola da zucchero di una
emoglobina non-simbiotica, molto simile all'emoglobina umana. Oltre
al dato interessante in termini di fisiologia/biochimica delle piante
si potrebbero aprire prospettive biotecnologiche interessanti: C’è
da scommettere che l'opposizione sarà forte anche in questo caso, e
tale da indurre la politica ad intervenire con l'ennesimo blocco.
Nella imponente
letteratura scientifica orientata all'impatto degli OGM troviamo
numerose e consistenti affermazioni circa l'assenza di danni e, al
contrario, molte affermazioni circa la loro positività. Una recente
ricerca esamina 150 pubblicazioni riferite alle varie aree del mondo
dove si coltivano piante GM. I risultati confermano una riduzione del
37% per l'uso degli insetticidi, un aumento medio delle produzioni
del 22% e un aumento del 68% dei profitti degli agricoltori. I
risultati sono maggiori per le specie trasformate con caratteri di
resistenza agli insetti rispetto a quelle modificate per la
resistenza agli erbicidi. Sia le produzioni che i guadagni degli
agricoltori sono maggiori nei paesi in via di sviluppo rispetto ai
paesi industrializzati. Questa ricerca potrebbe anche chiudere il
lungo dibattito sulle PGM, ma non sarà così. Ad esempio i paesi in
via di sviluppo potrebbero anche coltivare le piante GM, ma non lo
fanno perché avrebbero forti ostacoli all'esportazione,
principalmente nella Unione Europea.
Infine restano da
esaminare aspetti di normativa e di comunicazione nei media sul tema.
Anche una semplice
elencazione delle normative italiane ed europee in materia
richiederebbe una trattazione lunga e assai specialistica tale da
rendere necessario il contributo di giuristi nell’interpretazione.
Si ricorda comunque che gli alimenti modificati possono essere
autorizzati nell'Unione Europea dopo aver superato una rigorosa
valutazione della loro sicurezza e nel Gennaio 2002 è stata
istituita l'EFSA (Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare)
incaricata della valutazione del rischio e, quindi, di elaborare
pareri scientifici per la Commissione, il Parlamento Europeo e gli
Stati Membri dell' Unione. Le valutazioni degli OGM da parte
dell’EFSA sono effettuate sulla base dei fascicoli scientifici
presentati dai richiedenti e su qualsiasi altra informazione
scientifica di pertinenza. Tuttavia dagli ultimi regolamenti e
direttive appare evidente una continua "escalation"
finalizzata ad una chiara "conventio ad prohibendum".
Sulla comunicazione nei
media si può dire che è difficile fare fronte all'enorme quantità
di informazione disponibile sugli OGM, tanto da auspicare una
"ecologia dell'informazione". Ma è doveroso ricordare che
si sta etichettando un procedimento, non un prodotto. E qui si
dovrebbe aprire un dibattito serio sui fondamenti del diritto e sulla
liceità di brevettare la natura.
Portiamoci ad una
conclusione. Nonostante il pessimismo diffuso dalle recenti decisioni
della politica nazionale ed europea, la comunità scientifica
continua a credere nella sopravvivenza di una qualche razionalità. A
conforto di tale speranza si registrano, negli ultimi tempi, numerose
dichiarazioni in favore della ricerca sulle PGM, come pure per il
loro uso in agricoltura. Fra le più significative la dichiarazione
dell' EASAC (European Academies Science Advisory Council, voce
dell'intera comunità scientifica europea), un documento di 20
eminenti scienziati europei di Biologia molecolare delle piante, vari
documenti della comunità scientifica italiana, ed infine la recente
presa di posizione della senatrice a vita Elena Cattaneo.
Un documento è in
preparazione nel Centro per l’Ambiente Marini Bettolo
dell’Accademia Nazionale delle Scienze, detta dei XV., dl quale
queste considerazioni vogliono essere un’anticipazione.
L’Europa dovrà
ragionare oltre che su fattori commerciali ed emozioni anche sui
risultati delle ricerche, bandendo finalmente infondate paure.
Docente all' Università di Pisa, già preside della Facoltà di Agraria dello stesso ateneo.
E' Membro dell Accademia dei Georgofili (Fi), dell'Accademia Nazionale
dell'Agricoltura (Bo) e dell'Accademia Nazionale delle Scienze detta
XL.
Una autorevolissima voce della nostra comunità scientifica contro l'imperante oscurantismo dei nostri tempi
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