di Angelo Troi
L'impatto ambientale degli alimenti sarà uno dei grandi temi di
Expo 2015.
Tra le varie teorie, talora pittoresche, che troviamo nel web vi è
quella della doppia piramide alimentare. Quella per capirci,
che da una parte suggerisce gli alimenti da consumare in misura
maggiore, e dall'altra ne valuta l'impatto. Semplificando, troviamo
gli ortaggi e le verdure tra gli alimenti più consigliati (ed a
basso impatto) e la carne tra i meno consigliati ed ad alto impatto
ambientale.
Che si tratti di una teoria, e non di scienza, è immediatamente
rivelato dai dati che analizza: confusi, irrazionali e più
imperniati sul consenso mediatico che sulla realtà.
Perché ne parliamo? Il
medico veterinario ha una notevole responsabilità nel creare
“opinione pubblica” attorno a questi temi, perciò mi pare
importante fare l'avvocato del diavolo,
evidenziando alcune incoerenze eclatanti. Noi curiamo animali, sia
per le produzioni che da compagnia e l'estrema proiezione della
teoria sarebbe quella di considerarli tutti a forte
impatto ambientale. Forse
quelli da compagnia anche un tantino di più, specie se assolutamente
“consumatori” e “carnivori puri”, come i felini domestici.
Il
diagramma è costruito su tre parametri, consumo di suolo (Ecological
Footprint), consumo di acqua (Water Footprint), produzione di gas
serra (Carbon Footprint).
La
confusione inizia da cosa si misura: ad esempio
il latte non viene
prodotto in quanto tale, ma parallelamente al latte otteniamo una
serie di altre cose: carne, pelli, fertilizzanti, gelatine e
sottoprodotti (per l'industria alimentare, farmaceutica e cosmetica),
biogas.... Ma mai solo latte; quindi si dovrebbero usare parametri
confrontabili, come le calorie in caso di alimenti o la sostanza
secca prodotta per il confronto del carbonio utilizzato.
In
realtà il bovino (per rimanere sull'esempio) ha un potenziale
produttivo particolare: trasforma con grande efficienza in proteine
nobili, attraverso la ruminazione, sostanze non assimilabili da altri
animali, come le fibre vegetali indigeribili per i monogastrici.
Consuma
suolo? Se noi mangiassimo fieno ed erba, sarebbe in competizione, ma
noi non mangiamo fieno ed il concetto di suolo coltivabile
è impreciso. Tutto e niente è
coltivabile, dipende da cosa vogliamo coltivare. Persino il concetto
di "coltivare" è inadeguato, se confondiamo
uso e consumo. Il paesaggio alpino ideale è in realtà "coltivato": i
prati sono falciati e le foreste pulite. Ma coltivare i grandi
polmoni verdi
del pianeta, avrebbe conseguenze imprevedibili. Certamente una parte
dell'alimentazione del bovino, sia essa ottenuta da pascoli o fieno
di prati polifiti ha meno complessità colturale degli ortaggi
destinati all'uomo (pensiamo ai concimi, fertilizzanti,
disinfestanti, fito-farmaci, irrigazione, macchine agricole, ore di
lavoro...). Alimentare la popolazione (umana e... di animali
sinantropi) con ortaggi, vorrebbe dire avere superfici coltivate di
estensione irrealizzabile sul pianeta terra.
Consuma
acqua? Consumare non equivale ad utilizzare; se butto acqua in mare
non la consumo perché entra in un circuito ambientale esattamente
come l'acqua bevuta, che sarà in parte restituita all'ambiente quasi
istantaneamente ed in parte più lentamente. L'allevamento usa e non
consuma.
Produce
gas serra? Chi respira, nel senso classico del termine, produce
CO2; la ruminazione è una fermentazione quindi vi è emissione di
metano. Tutto quanto macera produce gas, a cominciare dai composter
di casa per i rifiuti biodegradabili. L'allevamento non estrae dal
suolo carbonio immobilizzato, come i giacimenti fossili da cui
otteniamo l'energia ma, come per l'acqua, utilizza risorse
disponibili, lasciandone il bilancio più o meno inalterato.
In
realtà la carne rappresenta anche un fenomenale metodo di stoccaggio
delle proteine nobili: spingere eccessivamente ad alimentare con
vegetali, significa esporci significativamente alle variabilità del
microclima ed alle fito-patologie (le famose carestie
della storia, di cui abbiamo perso
la memoria). In alternativa, è necessario spostare da una parte
all'altra del pianeta grandi volumi di alimenti facilmente
degradabili, oppure conservati artificialmente, secondo i fabbisogni.
Questo implica consumo di energia.
Certamente
l'uomo e gli animali ad esso legati, sono specie in forte espansione
sul pianeta.
Come
sempre, il successo di una specie ha determinato una selezione di
altre: positiva o negativa a seconda dei punti di vista. Specie utili
o dannose, opportuniste, in competizione o allevate. Animali,
vegetali, parassiti, virus, batteri dipendono da equilibri complessi,
che l'ecosistema ha sempre regolato in funzione delle risorse
disponibili, della specializzazione o, all'opposto, della
flessibilità adattativa.
L'uomo
ha grandi esigenze (tra cui quella di credere a qualcosa), ma pare
quasi che il
benessere nutra bufale... non ruminanti.
Angelo Troi
Veterinario, Segretario Nazionale del SIVeLP (Sindacato Italiano Liberi Professionisti).
E' responsabile del sito http://www.sivelp.it/
E' responsabile del sito http://www.sivelp.it/
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