di GABRIELE FONTANA
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Articolo uscito in origine su: www.spigolatureagronomiche.it |
Il prossimo anno ricorrerà il trentesimo anniversario della prima coltivazione commerciale di una pianta transgenica negli Stati Uniti, la soia tollerante i trattamenti con l’erbicida glifosate.
L’anno 1996, quando circa 400.000 ettari vennero seminati negli Stati Uniti, rappresenta quindi una data a suo modo simbolica nella storia dell’agricoltura, grazie all'introduzione di una tecnologia che ha certamente cambiato molto nella genetica vegetale e nella tecnica di coltivazione di specie di importanza fondamentale, come appunto la soia, il mais, il cotone, la colza, per citare le principali.
Volendo ripercorrere rapidamente le tappe che hanno portato a questo risultato, ovvero all’inserzione in una specie vegetale di un tratto genico proveniente da una specie sessualmente non compatibile, principalmente da batteri, potremmo cominciare ricordando che è agli inizi degli anni 1970 che venne ottenuta per la prima volta una molecola di DNA ricombinante, grazie all’uso di enzimi di restrizione. La ricerca proseguì, sia in ambito microbiologico che vegetale, ma il primo rilevante risultato si ottenne in campo medico con la produzione nel 1980 di insulina sintetica da una coltura con batteri geneticamente modificati, ovvero da OGM, per usare l’acronimo entrato nel linguaggio comune. Un’innovazione che ha cambiato la qualità di vita di milioni di persone.