venerdì 14 novembre 2025

LA TRATTORIA CANTARELLI: L’ATTUALITÀ DI UN MITO DELLA CUCINA ITALIANA

 di ALESSANDRO CANTARELLI 


Mirella Del Nevo (1927-1986) e Giuseppe -”Peppino” Cantarelli (1919-1992), immortalati alla fine degli anni Settanta del secolo scorso mentre sorreggono una bella sfoglia all’uovo emiliana, dalla quale ricaveranno superbi tortelli o tagliatelle per la delizia dei loro clienti. Ai tempi della loro attività, era possibile per Peppino girare per le case e corti della bassa parmense alla ricerca dei migliori salumi “casalini” (termine dialettale per indicare i salumi da ricavati da maiali allevati e macellati in proprio, quindi le uova fresche da utilizzare in cucina per le più svariate preparazioni. A differenza di oggi, con l’evoluzione delle normative sanitarie che non permettono più di impiegare, nella ristorazione, materie prime prive di tracciabilità e/o ottenute con processi ritenuti non pienamente sicuri dal punto di vista microbiologico, come è ad es. il caso dell’impiego –vietato- del burro ottenuto da panna non pastorizzata. Immagine da: Da Salarelli A. I Cantarelli, op. cit.,2013.


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Il miglior ritratto di quella che è stato universalmente riconosciuto, negli anni sessanta e settanta del novecento, uno dei massimi “templi” della ristorazione italiana, ce lo offre il giornalista Baldassare Molossi (1927-2003) nel capitolo del libro curato da Alberto Salarelli I Cantarelli. Storia e mito della cucina italiana (prima ed. 2013). Il Molossi, già direttore del quotidiano Gazzetta di Parma dal 1957 al 1992, dal 1983 delegato di Parma dell’Accademia Italiana della Cucina, in risposta a un lettore della Gazzetta che gli scriveva del come sarebbe interessante, il potere ricordare ai più giovani la nascita e lo sviluppo di quello che è stato un vero e proprio “mito” nel piccolo villaggio di Samboseto, nel comune di Busseto (lo stesso comune che diede i natali anche a Giuseppe Verdi e Giovannino Guareschi), nel cuore della operosa Bassa parmense, così scriveva:

lunedì 3 novembre 2025

BALUT: L'UOVO CHE RACCONTA LE SFIDE DELLA GLOBALIZZAZIONE ALIMENTARE

di FRANCESCO MARINO



L'articolo è uscito in origine su: www.spigolatureagronomiche.it


Il balut è uno degli alimenti più discussi al mondo: una specialità tradizionale molto diffusa nel Sud-est asiatico, ma che in Occidente solleva interrogativi di tipo etico, sanitario e normativo. In Italia, pur non essendo autorizzato dalla legge, circola informalmente, talvolta con rischi per la salute.
Originario delle Filippine, ma presente anche in Vietnam, Cambogia e Laos, il balut è un uovo fecondato di anatra (più raramente di gallina), incubato per un periodo compreso tra 14 e 21 giorni, fino a uno sviluppo embrionale parziale. Una volta raggiunto lo stadio desiderato, l’uovo viene bollito e consumato intero, spesso direttamente dal guscio.

venerdì 24 ottobre 2025

NELL'ERA DELLA SOSTENIBILITA'

di GIANLUIGI MAZZOLARI






A differenza dei nostri antenati che, loro malgrado, si sono ritrovati a vivere nelle non accoglienti Ere glaciali, la nostra epoca si caratterizza per condizioni ambientali decisamente meno ostiche alla vita, pur mettendole sistematicamente alla prova.I rischi derivanti dallo sfregio dei comportamenti umani nei confronti delle risorse disponibili (e conosciute) godono di consapevolezza e sono ampiamente dibattuti, individuando, nella parola “sostenibilità”, la loro antitesi.
La ricerca scientifica ne è partecipe: PUBMED, alla voce “Sustainability” ritorna poco meno di 700.000 lavori di cui ben più della metà negli ultimi 10 anni. Aggettivando Sustainability con “agricultural”, ritornano 80.000 lavori di cui ben 70.000 negli ultimi 10 anni.

lunedì 13 ottobre 2025

SPIGOLATURE AGRONOMICHE_NUMERO 4

ELOGIO DELL’AGRICOLTORE

 

Editoriale di ERMANNO COMEGNA




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Ci sono alcuni tratti comuni che mi pare siano particolarmente diffusi tra gli agricoltori e sui quali vorrei attirare l’attenzione. Mi ci si soffermo così come li ho percepiti frequentando per motivi di lavoro e soprattutto per l’amicizia che mi lega a diversi agricoltori.

Il primo connotato è la solitudine dell’agricoltore, intesa come consapevolezza di dover contare unicamente sulle proprie forze e tenere a bada l’invadenza di chi è in diretta competizione, talvolta in modo subdolo, per conquistare quote crescenti di ricchezza prodotta dall’attività primaria.

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